Queste dighe sono costruite artificialmente dall’uomo, utilizzando blocchi di roccia di cava oppure blocchi di cemento, posti uno sull’altro, in modo da offrire uno sbarramento alle onde e alla forza di erosione del mare che altrimenti intaccherebbe le banchine interne, mettendo a repentaglio la sicurezza delle imbarcazioni ormeggiate.
Si crea così un ambiente marino, che seppur artificiale, imita parecchio l’ambiente naturale delle franate di roccia, con il vantaggio per il pescatore di raggiungere facilmente la postazione di pesca e di poter praticare le tecniche a diverse profondità.
Di contro, essendo le dighe ambito portuale, sono sempre più spesso sottoposte a divieti e controlli da parte della Capitaneria di porto e quindi non sempre è permesso praticare la pesca.
Attrezzatura
- Canne fisse: Un buon assortimento prevede 4 modelli, in carbonio o misto, dai 4 metri fino agli 8 metri. Esse devono avere un’azione spiccatamente di punta ed una buona resistenza.
- Bolognesi: due canne dai 3 metri ai 5 metri consentono sia la pesca leggera che quella media. Se l’intenzione è di puntare alla grande preda vanno bene 2 canne dai 3,5 – 4,5 metri con potenza dagli 80 ai 100 grammi.
Indispensabile resta un buon guadino telescopico.
Tecniche di pesca e prede
Principalmente, le tecniche tipiche di questo ambiente si dividono in due grandi categorie: la pesca a fondo e la pesca a galla.
Pesca a Fondo
Questa tecnica può essere messa in pratica in due modi:
- di attesa: è la classica pesca a fondo praticata con la bolognese di 4 metri circa abbinata con un mulinello medio e caricato con un buon 0,25/0,30. Il terminale sarà uno spezzone di monofilo super dello 0,22/0,25 con due/tre braccioli dello 0,18/0,20 montati sopra al piombo ed armati con ami proporzionati alle esche dal n. 12 al n. 8. Il piombo sarà scelto in base alla distanza da raggiungere e comunque proporzionato all’azione della canna impiegata.
- al tocco: si utilizza una bolognese con azione spiccatamente di punta, meglio se con cimino intercambiabile, con un mulinello non troppo grande e caricato con un buon monofilo dello 0,18/0,20. Il finale sarà costituito da uno spezzone di monofilo dello 0,18 lungo circa un metro. Su questo monteremo due braccioli “a bandiera” dello 0,16 con ami del n. 12 ed un piombo terminale, variante dai 5 ai 20 grammi. Questa tecnica non prevede un vero e proprio lancio ma è indirizzata alle prede che stanziano vicino alla diga.
Pesca a galla
- Canna fissa: prevede l’impiego del galleggiante, di forma e peso adeguato alle condizioni meteomarine. La lenza è costituita da uno spezzone lungo quanto la canna dello 0,14/0,16, montato con il classico finale a forcella, dello 0,12, con due ami del 14/12 e pallini di piombo o torpille per l’equilibratura del galleggiante. Con questa tecnica potremo sondare le diverse profondità possibili, partendo dal fondo e fino a mezzo metro dalla superficie.
- Bolognese: a differenza della canna fissa, la presenza del mulinello consente di avere una maggiore azione. Si utilizza una canna sui 4/4,5 metri, ad azione di punta e dotata di un mulinello medio, caricato con un buon monofilo dello 0,16/0,18. Come finali abbiamo diverse possibilità, in relazione alla distanza, al galleggiante e all’esca impiegata. Questa tecnica prevede l’uso di due tipologie di galleggianti diverse: galleggiante fisso e galleggiante scorrevole. [VEDI SEZIONE MONTATURE]
Esche
In questo ambiente sono la sardina e il gambero le esche principali utilizzate, seguite dai vari anellidi, le pastelle, i bigattini, cozze ed altri molluschi, calamari a pezzetti.
La sardina viene sempre innescata a pezzettini, ricavati dal dorso del pesce che è più duro e consistente. Il gambero può essere anch’esso innescato a pezzetti, oppure intero se di piccole dimensioni. Va data la preferenza a quelle esche che si presume le prede siano abituate a procurarsi da sole.