Sarago con la bolognese
Il sarago maggiore, il sarago pizzuto e il sarago sparaglione sono i più conosciuti essendo molto presenti in tutti i mari italiani. Sicuramente dipende da fattori morfologici che permettono al sarago di crescere e “ingrassare” da zona a zona.
Per la cattura dei saraghi del sarago di taglia non esistono tecniche specifiche o uniche. L’unica regola che si deve seguire è: bisogna assicurarsi che il grosso sarago sia presente nel nostro spot, altrimenti ogni sforzo è inutile. Esistono soltanto una serie di regole da seguire che permetteranno di avere maggiori probabilità nella cattura di un grande e grosso sarago con la canna bolognese.
Dove cercare
I saraghi più grossi hanno un carattere prettamente curioso ma vivono un pò distaccati dai gruppi composti da pesci più piccoli. Prediligono sia fondali rocciosi, sia fondali misti con roccia e melma.
I denti del sarago sono micidiali, quindi non hanno difficoltà nel nutrirsi di vermi, alghe, cozze. Predilige le scogliere naturali che offrono fauna e flora di notevole gradimento per il sarago.
Bisogna, quindi, scegliere scogliere colme di vita, rigogliose, popolate da alghe e cozze che richiamano i pesci verso riva. Spesso, durante la scaduta, i saraghi escono dalle buche a caccia di nutrimento e si muovono nella schiuma, giocando tra le onde. Il mare, in quesi casi, ci dà una mano con una pasturazione naturale di materiale che si distacca dalle scogliere.
Come pescare
Il sarago è un abile nuotatore quindi sprigiona una forza incredibile alla pari di un grosso cefalo o di un’orata molto arrabbiata. Sono consigliate canne bolognesi nella lunghezza di 7 metri perché un attrezzo lungo ci permette di gestire al meglio le fughe del pesce.
I mulinelli, scelti con attenzione, monteranno in bobina un monofilo dello 0,16 (max 0,18). Per i terminali bisogna sceglierne di buona qualità con diametro dello 0,14 o 0,16 e galleggianti da 2/3/4 grammi con forme tali da affrontare il mare mosso durante la scaduta.
Bisognerà utilizzare il bigattino come esca mentre per la pastura dovrà essere biancastra e ricca di formaggio e aglio.
Montature
La montatura di cui sopra viene usata dove le acque sono calme e non ci sono onde ed è composta da una serie di pallini distribuiti su un metro di lenza. I pallini sono equidistanti e dello stesso peso. Il terminale, preferibilmente uno 0,12/0,14, ha una lunghezza di 80 cm. La scelta dell’amo cadrà sul 16 a gambo corto con due bigattini innescati a bandiera.
Questa montatura è obbligatoria in caso di mare mosso, acque veloci e schiuma tipica della scaduta. La spallinata scalerà in un metro di lenza e conterrà pallini dal più grande al più piccolo verso l’amo. Il terminale di 1 metro dello 0,12/0,14 o 0,16, armato da un amo del 12 con 3 bigattini a bandiera, fluttuerà abbondantemente e colpirà l’attenzione dei saraghi, intenti a cibarsi tra i frangenti.
Entrambe le soluzioni prevedono una pesca ad un palmo dal fondo, supportata da una pasturazione continua.
Sarago – Pesca Subaquea
Il sarago è un pesce molto furtivo e che, al minimo segnale di pericolo, corre a rifugiarsi. Trovarne uno non è difficile ma il problema è portarsi a tiro e sparare.
Bisogna quindi insidiarli direttamente nella tana. Ultimamente diventa però sempre più difficile trovare tane con Saraghi decenti ed è quindi necessario affinare tecniche più efficaci se si vuole catturare questo ambito trofeo. Una prima soluzione è quella di pescarli all’aspetto utilizzando un fucile ad elastici lungo tra i 70 e i 100 centimetri, dotato di mulinello, ed armato con arpione.
Sarà utile una muta tipo “mimetica” che invece della nera, ci mimetizza meglio nell’ambiente tipico dell’aspetto al Sarago che è il fondale misto di alga e roccia.
Si esplora la zona di pesca dall’alto alla ricerca del branco o di qualche esemplare isolato. Appena si avvista qualcosa si inizia a seguire il branco con calma e senza allarmare le prede; Con un po’ di fortuna si potranno vedere intanare e quindi tentare il tiro immergendosi ad un paio di metri dall’ingresso della tana aspettando che qualche esemplare si affacci all’uscio per osservare meglio l’ospite inatteso.
Se, al contrario, il branco continua a pinneggiare, bisognerà prima affiancarlo e quindi a trovare un posto adatto a tentare l’aspetto. L’ideale sarebbe trovare un gruppo di massi che si distinguono dal profilo del fondo. Calarsi quindi senza troppo rumore e appostarsi già con il fucile spianato in direzione del branco. Dopo qualche secondo, i più curiosi si staccheranno dal branco per verificare il livello della minaccia, con un pò di fortuna si potrà scoccare la freccia.
Per la pesca in tana le attrezzature cambiano preferendo un fucile oleopneumatico sui 50/70 cm e utilizzeremo l’arpione o la fiocina. L’azione di esplorazione avviene sempre dall’alto, pinneggiando con regolarità. L’immersione avviene solo in presenza di una tana che presenti segni di vita, come piccoli Saraghi che si muovono all’ingresso.
La calata deve essere studiata, cercando di immaginare la conformazione del budello ed è consigliabile avvicinarsi all’imboccatura della tana con una visione quanto più possibile orizzontale. Qualche Sarago verrà sicuramente fuori e, se si è abbastanza rapidi a prendere la mira e sparare, possiamo ripetere questa operazione più volte e soltanto dopo entrare nella tana.
Una caduta a candela direttamente sulla preda farebbe scattare il suo istinto e il Sarago potrebbe fuggire a pinne levate (ipotesi più probabile) oppure intanarsi nel buco più vicino ed è questo il nostro obbiettivo.
Provare ad attaccarlo dalla parte del mare aperto, in modo da precludergli questa via di fuga e costringerlo a ripiegare sulla tana. Una volta in tana, bisogna immergersi direttamente ed affacciarsi all’ingresso spingendo bene il corpo sul fondo per avere una visione del tetto della grotta, posto dove di solito si nascondono i più grossi. Se la tana risulta vuota la preda può essere scappata da un’uscita secondaria non a vista oppure nascosta tra una fessura della roccia. Nell’ultimo caso attendiamo qualche secondo e il sarago sarà costretto ad uscire. Adesso si piò prendere la mira e sparare stando molto attenti alle possibili traiettorie che l’arpione può prendere