Con il termine Streamer si indica uno speciale innesco artificiale molto diverso dalle mosche secche o ninfe classiche. Lo streamer, letteralmente dall’inglese, significa banderuola e deve essere considerato come una sorta di massa colorata che si muove sul pelo dell’acqua e, grazie al particolare movimento, induce le prede ad attaccare.
Se la classica tecnica di pesca a mosca con mosca secca permette di capire sin da subito cosa sta succedendo sull’esca e quali sono gli errori, nella pesca con lo streamer questo non può succedere in quanto la coda di topo da utilizzare e del tipo “sinking” che non è controllabile visibilmente. Questo porta il pescatore a compiere l’azione semplicemente basandosi sulla propria sensibilità e captando ogni variazione di luci e ombre. La giusta sensibilità si ottiene, come sempre, con tanta e tanta pratica ponderata al miglioramento.
La tecnica
Quando si pesca con lo streamer, l’essenziale è far arrivare l’innesco alla giusta profondità e non è detto che sia sempre la stessa. Un momento si pesca in uno specchio d’acqua di un metro e poco dopo potrebbe essere il doppio. Và da se che la coda di topo utilizzata nel primo caso non può andar bene nel secondo e da qui l’esigenza di cambi non poco frequenti.
Buona norma è quindi munirsi di bobine di scorta con code di topo differenti adatte alla zona di fiume o torrente nella quale si vuol pescare.
Prestare particolare attenzione nello scegliere il peso della coda di topo può fare la differenza in quanto cambia notevolmente il movimento dello streamer in acqua.
Gli streamers devono comportarsi esattamente come una banderuola esposta al vento, scendendo e salendo accentuando tutti i piccoli scarti di corrente con quei tanto invitanti ed improvvisi spostamenti laterali.
Un piccolo aiuto nel variare il piano di lavoro dell’esca può essere dato dalla lunghezza del finale. Nello specifico più il finale è corto più tende ad inabissarsi. Questa regola è da tener presente nel caso si ha bisogno di far scendere o salire lo streamer.
Quando si usa
Lo streamer regala un’ottima resa ad inizio della primavera montando un innesco di grosse dimensioni montato su amo del numero quattro e “piccolo” montato su amo dell’otto, in qualche particolare caso adotto qualche esemplare su amo due, che, man mano che la stagione avanza, và gradualmente diminuendo. Lo streamer si usa fino alla fine di maggio o, se non fa troppo caldo, si può usare fino alla metà di giugno riprendendo poi verso fine settembre.
La velocità dei movimenti da impartire all’artificiale è inversamente proporzionale alla velocità della corrente: quindi recupero abbastanza svelto in acqua non eccessivamente veloce per arrivare a muovere solamente a piccoli scatti verticali la punta della canna pescando in correnti accentuate.
Il recupero deve avvenire a scatti brevi, ma decisi con la punta della canna tenuta sufficientemente bassa così da favorire una maggiore immersione della lenza e permettere, all’occasione una decisa ferrata portando l’attrezzo immediatamente nella giusta angolazione. Una volta ferrato il pesce ci si scordi di manovrare la lenza a mano come si farebbe con una trotella, qui il mulinello assume una importanza fondamentale.