Inizialmente la tecnica di pesca a mosca con lo streamer era vista da tutti gli appassionati puristi della tecnica con molta diffidenza in quanto ha poco in comune con la tecnica madre. Pian piano però si è affermata ed è diventata abbastanza comune tra tutti i pescatori forse anche grazie agli ottimi risultati che si possono avere su trote gigantesche, salmoni e lucci nonché, in primavera, grosse trote fario.
Streamer sono mosche artificiali abbastanza grandi che imitano piccoli pesci da preda come sanguinerole e scazzoni o animano all’attacco i pesci predatori con i loro colori vivi. La maggior parte degli streamer sono zavorrati, ma esistono anche modelli senza zavorra e streamer galleggianti come per esempio i “boobies”.
Per la pesca a mosca con lo streamer è consigliata una canna da mosca abbastanza rigida con una lunghezza di 9 piedi scegliendo una coda di topo dal #6 al #7. Ottimi risultati si possono ottenere con la coda galleggiante WF a punta affondante.
In alternativa, è possibile usare in acque con poca corrente una coda di topo galleggiante cercando di appesantire il terminale attraverso della pasta al tungsteno in qualche punto che sia almeno a 50 cm dallo Streamer. Per il terminale si adatta un comune monofilo o fluorcarbon con uno spessore di 0,22-0,28 mm ed una lunghezza di 1,5-2,5 m. È opportuno fissare lo streamer con un’asola al terminale, per permettergli di muoversi liberamente nell’acqua.
La tecnica base della pesca con lo streamer prevede il movimento a favore della corrente, lanciando lo streamer di lato verso la sponda opposta e lasciandolo scorrere e riaffiorare senza preoccuparsene troppo, magari dandogli un po’ di coda, e poi lo si recupera lentamente con degli piccoli strappi e delle brevi pause. La beccata solitamente è molto brusca ed energica, risulterà quindi inconfondibile.