Molto spesso i titolari di laghetti in cui si pratica la pesca sportiva organizzano eventi immettendo dei veri e propri giganti di 3 kg e oltre. Pescare un bestione del genere è senza dubbio difficile in quanto trota gigante è anche sinonimo di trota saggia. Bisogna ingegnarsi e prestare particolare attenzione ad ogni dettaglio, partendo dall’attrezzatura fino all’innesco e relativa montatura.
Attrezzatura
La canna da pesca da utilizzare per le trote giganti può essere dura e potente ma rende meno gustoso il combattimento. Per gli amanti del brivido e dell’adrenalina, il modo migliore per catturare i big è con attrezzatura ultraleggera che garantisce maggiori soddisfazioni e, al pari di attrezzatura “pesante”, permette di recuperare anche le trote più grandi.
Sulla base di quanto detto sopra, gli attrezzi da portare saranno costituiti da canne leggere telescopiche o tre pezzi non superiori ai 4,2 metri, con azioni morbide, quasi al limite, solitamente riconducibili a tre grandi famiglie: le 0-3 grammi, per la pesca di ricerca, le 1-4 grammi per la pesca con i piccoli vetrini, le 2-6 grammi, per vetrino o piombino, le 3-8 grammi per vetrini di grosse dimensioni o piombini, le 4-12 grammi per eventuali bombardine o piombini di grosse dimensioni.
Come per le canne da pesca, i mulinelli da utilizzare sono quelli di taglia piccola (1000-2000) e media (2500-3000), con rapporto di recupero lento.
La lenza che si dovrà imbobinare sarà dello 0,14/0,16 con buon carico di rottura mentre, i terminali dello 0,12/0,14 in fluorocarbon. La lunghezza del terminale varia in base alla zavorra da utilizzare, ad esempio:
- 90/120cm per i piombini
- 120/150cm per i vetrini
- 150/200cm per le piccole bombarde
I terminali risultano essere così lunghi per permettere all’esca di lavorare sul fondo costantemente. Pensando a ciò che accade in acqua si può capire che si avrà nell’ordine vetrino, girella, terminale e esca. Tutti i movimenti della canna vengono trasmessi al vetrino che a sua volta, con un terminale corto, li trasmette all’esca facendola salire e scendere.
Se il terminale è lungo, i movimenti arrivano in ritardo all’esca che continua a lavorare sul fondo.
Le lenze
Ecco alcune semplici montature che si possono utilizzare in ciascuna di questa tecnica ovviamente riadattando, ove necessario, la lunghezza del terminale:
La tecnica
Per tentare di catturare queste trote si possono sfruttare tre tecniche, magari alternate tra loro quando non si hanno catture.
La prima delle tre consiste nel lanciare, recuperare, stimolare e poi fermarsi. La pausa, a volte, risulta essere fondamentale per permettere al pesce di rincorrere l’esca e, sul più bello, decida di ingoiarla.
La seconda è la già analizzata tremarella che, grazie a dei colpetti con il cimino, forniscono movimento all’esca. Ovviamente non si può parlare di scienza esatta e di risultato assicurato in nessuno dei due casi precedenti ma, non disperare, esiste una terza alternativa chiamata “Tic-Toc”. La tecnica “Tic-Toc” consiste nell’imprimere dei tocchetti intermittenti all’esca, per mezzo dell’elasticità della canna, andando su e giù, opponendo movimenti laterali, con giri di mulinello costanti. Non è necessario essere ripetitivi per tutto il recupero come per la tremarella.
Se si vuole optare invece per una tecnica che sfrutti il galleggiante, bisogna utilizzare un galleggiante a penna che consente di tenere l’esca ferma sul fondo. Questa tecnica è perfetta per trote svogliate e non vogliono muoversi durante i periodi freddi.
Statisticamente, in base a vari tentativi in varie circostanze, la più produttiva è stata la tremarella.