Molti giovani che iniziano a pescare al giorno d’oggi non conoscono nemmeno le basi della pesca in tana che, pur essendo forse meno spettacolare rispetto ad un aspetto condotto sul cappello di una secca con il contorno di una mega ricciola in avvicinamento, é comunque la tecnica con cui evitare uno spiacevole cappotto quando al libero non si vede una “coda” o quando la morfologia del fondale consente di ottenere dei risultati solo facendo il “minatore”.
Come per molte altre tecniche, se non si ha la fortuna di pescare con un compagno esperto, è provare e riprovare sempre con questa tecnica per diversi giorni. Bisogna avere pazienza e prestare attenzione ad ogni minimo particolare apparentemente insignificante.
Inizialmente si può partire da zone con fondali più alla portata del pescatore ed esplorare tutte le tane e gli anfratti possibili, in modo da avere a disposizione quante più situazioni diverse.
Tane e tipologie
La conformazione morfologica della tana è differente a seconda del fondale ma, in genere, si possono distinguere quattro tipi:
- Tane con fondo sabbioso: fondale misto alga-sabbia. Frequentate da varie specie tra cui Orate, Saraghi, corvine e cernie di medie dimensioni. Quando si spara la visibilità si azzera e, se il fondo non è fangoso, dopo pochi minuti si può tentare un nuovo colpo.
- Tane sotto lastroni enormi: tipiche della Sardegna, possono ospitare Cernie di dimensioni anche molto grandi, Saraghi, mostelle e gronghi. La visibilità è ottima grazie alle acque limpide.
- Tane formati da massi accatastati: fondale più difficile da interpretare in quanto, a causa dei massi disposti in modo disordinato, vengono a crearsi infiniti cunicoli più o meno grandi ed intrecciati tra loro. Rende completamente inutile aspettare l’uscita della preda vista entrare in precedenza. Si possono trovare prede come Cernie, saraghi e corvine.
- Tane composte da blocchi quadrati o tripodi (artificiali): collocati dall’uomo per proteggere spiagge, ferrovie o porti. Le difficoltà sono le stesse di tane con massi accatastati, si generano molti cunicoli ma, in questo caso, viene in aiuto la bassa profondità. Si possono incontrare Spigole abbastanza grandi, cefali e leccie.
La tecnica
La tecnica di pesca nella tana è costituita di diverse fasi ben distinte che hanno bisogno di essere analizzate singolarmente.
Iniziamo con analizzare le fasi di discesa verso la tana individuata, i primi metri potranno essere percorsi anche in modo energico, ma giunti nei pressi della tana è fondamentale muoversi lentamente senza fare il minimo rumore arrivare. Urtare con il fucile o con le zavorre sulle rocce metterà in allarme le possibili prede presenti.
L’avvicinamento alla tana è preferibile effettuarlo rivolti con la testa verso il basso in modo da non mostrare il nostro intero corpo ai pesci intanati e quindi apparire molto più piccoli. Inizialmente, vedere tutto capovolto, può portare ad una leggera confusione e si potranno avvertire leggere vertigini ma il tempo e la pratica costante farà sembrare tutto normale. Questo tipo di approccio è indispensabile quando troviamo una fenditura (abitata), orizzontale a strettissimo contatto con il fondale. Diversamente, sarà molto difficile guardare dentro.
Nel momento in cui ci troviamo faccia a faccia con il pesce siamo pronti per sparare ma con delle piccole accortezze. Introdurre il fucile prima della testa è fortemente controproducente in quanto, tranne in alcuni casi fortunati di tana cieca e senza gomiti, troveremo sicuramente la tana disabitata. Bisogna tenere il fucile in posizione arretrata a tal punto che può essere necessario sparare con il pollice piuttosto che con l’indice.
Questo aspetto richiede un ottimo feeling con il proprio fucile e, al contrario dell’aspetto, nella pesca in tana (una volta individuata la preda), ci vuole massima rapidità e prontezza di riflessi: avvistare la preda e sparare deve essere un tutt’uno.
Prima di iniziare la risalita è opportuno guardarsi intorno, non si sa mai che un pesce che prima non c’era faccia capolino facendo un regalo inatteso.
Attrezzatura
Sicuramente bisogna portare una buona torcia subacquea per le tane totalmente buie. In commercio si trovano con la classica lampadina alogena oppure, meglio, a led. Sarebbe opportuno scendere con la torcia spenta e lasciar abituare gli occhi al buio per non spaventare i pesci in sosta all’imbocco.
Lo snorkel da preferire deve esser in gomma estremamente morbido per evitare impatti contro sporgenze o rocce che potrebbe mettere in allarme i pesci presenti. Evitare nel modo più assoluto di infilare la testa in spazi stretti per impedire allo snorkel di spostare la maschera dal viso.
La scelta del fucile è soggettiva ma probabilmente sono migliori fucili pneumatici molto corti che, a parità di condizioni, riescono a fornire potenza superiore e risultano essere più maneggevoli negli spazi ristretti.
La “lenza” che collega l’asta al fucile deve essere una sagola da minimo 2/2,5 mm di spessore di colore chiaro, in modo da facilitarne la visibilità con acqua torbida causata spesso dalla preda colpita e quindi poter capire meglio la posizione del pesce. Il nylon risulta essere molto scivoloso e potrebbe rendere difficile un eventuale recupero.
Fondamentali anche una buona maschera, delle pinne e la muta